Cazzelli Primo

L'inizio dell'anno scolastico 1969-70 fu diverso dal solito.
Mentre negli anni precedenti c'era sempre stato qualche aggiustamento di allievi tra classi di sezioni diverse, quell'anno scoprimmo di essere gli stessi dell'anno prima. Mannaggia! Che ci inventiamo?

La lista degli alunni era scritta a macchina su una striscia di carta incollata sulla seconda pagina della rigida copertina del registro di classe.
Quando, per un motivo qualunque, occorreva togliere o aggiungere un nominativo dall'elenco, qualche addetto della segreteria dell'istituto riportava a mano le variazioni su quella striscia che, tra l'altro, era il riferimento per i registri personali di ciascun insegnante. Quell'elenco aveva pertanto tutti i crismi dell'ufficialità.

Notata l'assenza di modifiche, il geniale Cimini inventò il nuovo compagno di classe che quell'anno ci era stato negato. Nacque così Cazzelli Primo, numero 35 della lista.
Eh si, perché, grazie agli entusiasmi del dopoguerra, eravamo ben 34. Ahhh, il dopoguerra che brutti scherzi fa

Fu così che, con una bella calligrafia degna di un buon perito industriale, il registro di classe si arricchì di un nuovo personaggio. Ma perché quel buffo nome? Semplice: Primo perché era l'ultimo e Cazzelli perché.... beh, lasciamo stare.

Fatto sta che, nonostante tutto, l'ufficialissima lista venne riconosciuta dai nostri professori, i quali, come era facilmente immaginabile, misero scrupolosamente assente il povero Cazzelli per parecchi giorni. Sono certo che intimamente essi si chiedessero se quel tizio non fosse davvero il frutto di uno scherzo. Ma l'ottima calligrafia e l'ampia varietà di cognomi analogamente insoliti ma reali (Troia, Cazzato, ecc.) aveva reso verosimile il tutto. La strana coincidenza del nome di battesimo avrebbo dovuto far pensare, ma forse i nostri insegnanti erano troppo abituati a prendere per oro colato tutto ciò che aveva il dogma dell'ufficialità.

Solo l'Ing. Fattorini, tra un crogiolo e un altoforno, dopo una settimana di assenze registrate di Cazzelli, ebbe a chiederci: "Ma 'sto Cazzelli, ma quando c... viene?!" e noi in coro: "E che c... ne sappiamo?" Ma Cazzelli quando verrà

Ma come tutte le bugie, anche questa doveva avere vita breve. Fu però un caso a far scoprire le fantasiose origini del nostro Cazzelli.

Pochi giorni dopo, se non ricordo male tra l'ora di Diritto e quella di Macchine (materia meglio nota come Termodinamica), decidemmo di squagliarcela all'inglese per vendicarci di non so più quale torto avevamo subito dall'Ing. Bettoni. La cosa sarebbe riuscita perfettamente se qualcuno non si fosse attardato a comprare bruscolini e liquirizie dal "nonnetto" che stazionava con il suo triciclo davanti al portone. Quei pochi minuti di ritardo furono sufficienti al Bettoni per raggiungerci nel bel mezzo di viale Manzoni. Urlando "Fermi, fermi!" si pose in mezzo al passaggio pedonale a braccia allargate a mo' di vigile urbano, e con la cartella di pelle in mano. Sembrava quasi il simulacro della Giostra del Saracino di Arezzo. Con la differenza che noi, invece di colpire il bersaglio (la borsa), cercavamo di scappare da tutte le parti. Da morire dalle risate

Faticosamente ricondotti in aula, il povero Bettoni, commiserato anche dalle casalinghe con la borsa della spesa che avevano assistito alla scena in strada, provvide a stendere regolare rapporto. Le note, da noi lette più tardi, dicevano più o meno che "Gli alunni si sono allontanati senza autorizzazione dall'edificio scolastico e sono stati ricondotti in classe. All'appello sono assenti Palmieri, P.S. e Cazzelli."
Era successo un po' come nel famoso film "Fuga da Alcatraz" dove, tra tutti, tre tentano di scappare e solo in due ci riescono veramente.
Già, perché Cazzelli non poteva scappare da nessuna parte.

Fu così che la segreteria, dovendo registrare il rapporto, scoprì che Primo Cazzelli non era mai esistito.

Forse perché non pagava le tasse. La colpa di tutto sono sempre le tasse

di Luciano Calvani - 20/07/2005

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