Eppur si muove

Fin dai tempi in cui il vero titolare della nostra scuola osservava le oscillazioni del famoso lampadario di Pisa e la famosa mela cadeva sull'altrettanto famosa testa del famosissimo Newton Isacco, stuoli di studiosi, scienziati, matematici, sfaccendati e disoccupati si dedicarono allo studio dei corpi, sia in movimento, sia fermi.

Anche oggi si studiano molto i corpi, sia in movimento, sia fermi, ma gli scopi non sono sempre scientifici e i corpi sono più che altro animati e poco vestiti.

Anche noi, modestamente mica tanto , studiavamo tutte queste cose, abbracciando armoniosamente tutti i tipi di corpo: in movimento, fermi, biondi e castani.

Il nostro educatore era l'Ing. Venturini, un pragmatico insegnante che però ci proponeva solo corpi inanimati, fatti di ferro e di altri materiali poco affascinanti. Che schifo!!!

Orgoglioso proprietario di una gloriosa motocicletta Guzzi "Falchetto" di un raro colore rosso, dato che la maggior parte di quelle prodotte era giallo banana, Venturini ci guidò nei meandri della meccanica a bordo di metafisici tram in moto rettilineo uniforme, scivolando su veloci piani inclinati e segando le strutture dei ponti, una volta col metodo del Ritter e un'altra col metodo del Cremona; alla fine tutti i ponti crollavano, ma noi, furbi, ci salvavamo sempre. Fuuuurbi....

Mago del regolo calcolatore, ne possedeva uno finemente intagliato come certi bassorilievi barocchi. Un giorno ero sotto interrogazione, e notai che l'Ing. Venturini stava facendo fitti calcoli con il famoso regolo. Per quanto sforzassi la mia debole vista, non vedevo nessuna tacca sullo strumento. Accortosi che lo stavo guardando da dietro, si voltò e mi disse:

"Beh?! E che, quando si cancella, lo butti? Prendi una limetta da traforo e... zaghete, zaghete! lo rifai nuovo, no?"

Fu semplicemente disarmante. Che figura

Accidenti, il regolo calcolatore, la calcolatrice della nostra preistoria! Ne esistevano di tutte le misure, come le armoniche a bocca: tascabili, da tavolo, soprano; il regolo "tenore" aveva una precisione da computer, ma per muoverlo ci voleva una mano da spaccalegna.

Tempo fa mio figlio Marco, il maggiore, ritrovò il mio, un piccolo Ritz, in fondo a un cassetto.

"Pa', che è 'sto coso? Un righello?''

"No", risposi io, "è un regolo, e funziona così e così."

Rimase stupito: un coso senza batterie e display che moltiplica, divide, eleva a potenza. Incredibile!

"E le sottrazioni e le addizioni?"

"No, non le fa." risposi. "Riesce a fare solo le cose difficili."

Come le incredibili macchine inventate da Venturini per i nostri compiti in classe. Marchingegni degni del miglior Archimede Pitagorico. Carrucole, pulegge, corde, piani inclinati, contrappesi. Mancava solo la pistola che sparava sul palloncino per spaventare il gatto e saremmo stati veramente nei cartoni animati.

Una volta ce ne propose uno che era veramente un casino, ma, secondo lui, per un bravo perito industriale doveva essere una bazzecola. Infatti, dopo averlo dettato, aggiunse:

"... e chi non è capace a farlo, può anche ANDARE AD ISCRIVERSI AD UN CORSO DI MAESTRA GIARDINIERA."

Così si chiamavano allora le maestre d'asilo.

Insomma, una cosetta da nulla. Praticamente il macchinario del compito verificava e confermava la teoria del caos: un movimento di un millimetro nel punto F1 causava un terremoto in Patagonia. e forse anche di più

Da che mondo è mondo, i compiti in classe sono tra gli ostacoli più impegnativi nella carriera di uno studente, ma difficilmente sono impossibili da superare: c'è sempre qualcuno bravino che, gratis o ad un prezzo ragionevole (di solito la colazione) ti fa copiare il suo.

Ma quando l'esercitazione è veramente difficile, non c'è trippa per gatti. Voglio dire che, con tutta la solidarietà umana, non ti salvi, perché nessuno è capace di risolverlo. E chi ci sta tentando non ti può aiutare, perché ha già troppi guai per conto suo.

E così era quella volta. Nel silenzio pressoché totale, ciascuno si arrovellava per trovare una soluzione, una via d'uscita.

Queste situazioni sono facili da, descrivere, perché erano, sono e saranno sempre uguali: c'è chì si tormenta i capelli, la fronte o qualche altra parte del viso, chi guarda perduto nel vuoto, chi si gira continuamente intorno nella ricerca disperata di qualche aiuto, chi si abbandona sconsolato sullo schienale con le braccia penzoloni, chi scarabocchia cercando una soluzione più realistica e dignitosa possibile. E così via.

Quella volta, però, avvenne un fatto irripetibile e unico nella storia' del Galilei e, forse, di tutte le scuole italiane.
Ho esagerato? Vi assicuro di no
Può essere, ma, ricordate, stiamo parlando della leggendaria 5° CB, e non di una quinta qualsiasi!

Benincasa, che non era mai stato, diciamo, un fulmine di guerra per quanto riguardava la meccanica e altre materiucole del genere, si alzò silenzioso e consegnò il foglio di carta protocollo all'Ing. Venturini, il quale, come al solito, era immerso in uno dei suoi misteriosi pensieri tecnologici (almeno noi così credevamo, o pensava alle rate del mutuo?).

"Ah, Benincasa! Sei il primo a consegnare! E' la prima volta che lo fai. Complimenti! Vediamo che cosa hai scritto."
Il nostro compagno nel frattempo era uscito dalla classe, tanto, ormai, aveva finito...

Venturini aprì il foglio, con un'aria tra l'incredulo e il soddisfatto. Del resto, se avessimo azzeccato il compito, per il nostro professore sarebbe stato come riuscire a far leggere e scrivere a Tarzan.

"Vediamo, vediamo... Che?

VADO AD ISCRIVERMI AD UN CORSO DI MAESTRA GIARDINIERA?!"

Si, cari miei, questa era la soluzione che Benincasa aveva trovato in così poco tempo. Naturalmente, ora non fa la maestra giardiniera, ma quella volta sembrava piuttosto deciso. Basta trovarne una .....

di Luciano Calvani - 21/07/2005

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