Supplì - atto primo

Sempre a proposito di fame, al Galilei c'erano pochi modi di sfamarsi. Non c'erano ancora né i distributori di merendine e bevande, né, tanto meno, un servizio esterno di bar come si usa oggi in molte scuole.

La soluzione era quindi il panino portato da casa, oppure la pizza comprata per tutti dal fornaio all'angolo da un volontario che usciva alla chetichella, approfittando del cambio di lezione. L'ultima possibilità era la rosticceria Pizza & Polli dei fratelli Palmieri accanto all'Istituto che cucinava anche degli ottimi supplì.

Questo era, e se non sbaglio lo è tuttora anche se la gestione è cambiata, un buco di negozio, dove al massimo potevano entrare dieci persone alla volta. Alle due, quando uscivano proprio tutti dal Galilei e dalle altre scuole vicine, il Palmieri non sapeva a chi dare i resti.
Noi lo sapevamo e ci ma quando mai... mettevamo tutti in fila, aspettando pazientemente.

Il nostro turno? Macché! Allora non avete capito la 5° CB!

All'inizio della fila, dentro la rosticceria, c'era un anziano (qualche anno più grande) nostro compagno che si metteva accanto al piano mobile del varco del bancone. Proprio dove c'erano le vaschette dei supplì e delle crocchette. Con un tovagliolo nella mano destra e 50 lire nella sinistra (era questo il costo di un supplì nel 1969!) osservava, con una faccia tra l'affamato e l'assente, le mosse del Palmieri che, come un forsennato, si prodigava a distribuire pizze e calzoni alla massa ululante, pardon, vociante. Al momento buono spariva un primo supplì. Poi un altro, un altro ancora, e così via, fino a quando il Palmieri voltava la sua faccia rubiconda e, notando il vassoio semivuoto, urlava al fratello in cucina "Altri supplì!".

Ma dove finivano i supplì? Qualcuno certamente nello stomaco dell'anziano compagno, ma gli altri sparivano tra le mani della catena umana che arrivava fino al marciapiede. Quando il bravo gestore si accorgeva del nostro incursore, che tutto voleva meno che essere notato, domandava: "te che voi?".
"Un supplì" era la candida risposta, data contemporaneamente alla moneta, ormai surriscaldata, da 50 lire.

Allora non esistevano le ricevute fiscali, ma sono convinto che se il Palmieri, come del resto fanno oggi tanti suoi colleghi, non l'avesse fatta, il nostro bravo compagno (l'anziano incursore) avrebbe fatto le sue rimostranze e forse si sarebbe pure incazzato. La scena doveva continuare....

di Luciano Calvani - 21/07/2005

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